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Nicolai Olaf
Un Chant D’Amour

  • a cura di: Lorenzo Benedetti
  • Anno: 2003
Nicolai Olaf

Il cinema è un modo di far parlare la realtà, un tipo specifico di semiosi capace di disgelare i codici che essa presuppone, esprimendo un equilibrio instabile tra realtà, memoria e immaginazione, nella volontà di mantenere un’opacità e stimolare un insieme di scelte possibili, all’interno di differenti modalità espressive. Il lavoro di Olaf Nicolai crea, combinando varie tecniche espressive, un corto circuito che, agendo in modo intestino, va a rivelare le contraddizioni, le ambiguità e le potenzialità che il sistema porta con sé  un’indagine problematica dunque, intorno al mondo globalizzato e globalizzante, che, non rispettando individualità e differenze, allarga l’intercapedine creatasi tra società e individuo. Nella realizzazione del progetto a VOLUME! Nicolai si ispira a uno dei film più discussi della storia del cinema, Un Chant d’Amour di Jean Genet; ricrea la scena clou del film, costruendo un muro di gesso che divide lo spazio in due aree e infilando nella parete una cannuccia, con cui i protagonisti del film, detenuti di un carcere, comunicavano, cercando una vicinanza fisica e psichica attraverso lo scambio del fumo della sigaretta. La relazione con il carcere di Regina Coeli, con cui la galleria confina è evidente, ne consegue il riferimento ad una vita che, “regolata da ordinanze”, mina la libertà individuale, come recita il frammento di Walter Benjamin, stampato sul poster che l’artista regala ai visitatori, così che nessuno possa sentirsi innocente.

Bio

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