2007

Ceccobelli Bruno

Ceccobelli Bruno

Due spirali opposte come energie, che si toccano solo in alcuni punti, in un’atmosfera soffusa e fumosa, questo il percorso simbolico con cui Bruno Ceccobelli rappresenta la sua Longamarcia negli spazi di Volume!. Passaggio trasversale, dunque post-temporale che, come ogni cammino di comprensione procede per simboli, in cui l’artista-demiurgo accoglie il visitatore nella convinzione secondo cui l’opera d’arte rappresenta il momento della sublimazione, necessaria tensione dello spirito.

Una spirale che dall’interno va verso l’esterno, costituendo una passerella elevata da terra rappresenta il cammino della razionalità, dell’esserci, luogo di osservazione di presente e passato, geometria sincronia del presente; l’altra che dall’esterno procede verso l’interno, si costituisce attraverso una successione di orme umane, realizzate in semplice ceramica e ceramica raku, che, seguendo un cammino ascensionale, formano la spirale diacronica del passato, nata dalle macerie che la storia ha lasciato, rappresentando la ricerca di una elevazione verso una verità universale. L’acqua è l’elemento da cui il secondo percorso nasce e si alimenta, attraverso delle gocce che cadono dall’alto su ogni orma, andando ad evaporare su di esse, attraverso il calore con cui delle piccole candele poste sotto le ceramiche ne riscaldano la superficie illuminando il passaggio. Come nella filosofia greca, il momento conoscitivo coincide con il momento di massima elevazione spirituale: l’arte.

  • Mostra: Longamarcia post-temporale
  • Anno: 2007
  • Curatore: Angelo Capasso

Chafes Rui

Chafes Rui

Quando l’ambiente accoglie la scultura, divenendo parte integrante di essa, l’intimità fra questa relazione arricchisce infinitamente gli stimoli sensoriali, creando nuove relazioni, questa la poeticità delle sculture di Rui Chafes, questo ciò che magnificentemente esprime negli spazi di Volume! un’opera totale, un’esperienza immersiva. Lo spazio espositivo si trasforma in un lungo corridoio di ferro a forma di staffa, stretto ed alto poco più di una persona, chiuso ai margini da due lamiere traforate, attraverso cui esplode la luce, come a voler impressionare una superficie fotosensibile; unici testimoni del solitario passaggio, 366 fori allineati ad altezza di sguardo, da cui filtra la luce. Un passaggio silenzioso che diventa suono, in cui il rumore dei passi diventa tempo individuale accompagnato dal periodico bagliore che passa dai buchi, il sibilo del vento che immaginificamente li attraversa, i rumori di quel che c’è oltre! Un dualismo continuo, un attraversamento del senso, un dentro che allude ad un fuori, una luce che diventa suono, un tempo che diventa spazio. Un passaggio capace di stimolare una moltitudine di sensazioni contrastanti, dove l’ansia, generata dal senso d’oppressione, dalla sensazione d’esser costantemente osservati di là dai buchi, come nel panopticon di Benthan, si trasforma al sopraggiunge della domanda: onde estou? non c’è un luogo, non una verità, ecco che l’oppressione diventa leggerezza, libertà, immaginazione, arte.

  • Mostra: Onde estou ?
  • Anno: 2007
  • Curatore: Simona Cresci

Durham Jimmie

Durham Jimmie

Materiali di fortuna, elementi artificiali e non, sono i termini con cui Jimmie Durham a VOLUME! articola la personale riflessione sullo sfalsamento del reale ordine delle cose. “Templum: il sacro, il profano ed altro”, è la costruzione di un percorso giocato su un sistema di antinomie che e costruiscono le nostre presunte certezze. Un intervento site specific che preservando la naturale essenzialità del luogo, si organizza nella ripartizione di due aree principali, in cui si dispiegano strategicamente oggetti naturali ed industriali. Nelle sembianze di un’improbabile sala di lettura si apre il percorso che, proseguendo, fa spazio ad un artigianale tavolo. Si tratta dell’area profana demarcata dalla collocazione di un tempio oltre cui si estende lo spazio sacro ritmato da bidoni di petrolio che sovvertendo l’originaria funzione di contenitori di oro nero, si reinventano in insoliti piedistalli su cui poggiano gli elementi primari della vita, acqua, deserto, montagna. Oltre una sottile tenda, l’ultima tappa ospita al suo centro un cubo in legno sormontato da una minuscola casa, forse idolo di una specie estinta. Le riflessioni di Durham si concludono così, lasciando intravedere in filigrana le contraddizioni della realtà globalizzata che rovescia il senso del reale privandolo della sua naturale consistenza, e relegandolo a profano, idolatra al suo posto vuote verità su cui si innalzano i templi e i falsi miti della civile società moderna.

  • Mostra: Templum: il sacro, il profano ed altro
  • Anno: 2007
  • Curatore: Angelo Capasso

Galindo Regina Josè

Galindo Regina Josè

Regina Josè Galindo per la sua azione performativa, trova congeniale negli spazi di VOLUME! non tanto il valore espositivo del luogo, quanto l’accidentale legame di esso con il vicino carcere di Regina Coeli. Nessuna modifica, nessun consistente intervento. Questa volta l’atrio della Fondazione fa semplicemente spazio, al suo centro, ad un rudimentale ceppo, a cui per cinque ore consecutive l’artista si costringe all’immobilità ed all’isolamento forzato, divenendo singola e spiazzante proiezione della struttura carceraria, della sua sottile struggente significazione. Regina annoda concettualmente al luogo il suo intervento, mettendo in atto un’azione di denuncia politica sociale, servendosi dello spazio quanto del suo corpo liberato della sua individualità e offerto agli astanti quale corpo preindividuale, oggettivizzato in un’entità giuridicamente inclassificabile, ridotto a pura forma di vita, alla contingenza del corpo o a quella della pelle. Spazio minimo della memoria, frammento che visualizza e riattualizza l’oltraggiosa strategia di un controllo sociale che, soprattutto nella complessa politica della sua terra, il Guatemala, mortifica ed offende la dignità dell’essere umano privandolo del bene primario, la libertà. Il luogo, l’azione artistica innescano un angoscioso meccanismo, che riporta al presente l’assurda e drammatica ripetizione della macchia della storia, e gridandone l’assurdità, denuncia l’urgenza di una vera politica della libertà individuale.

  • Mostra: Cepo
  • Anno: 2007
  • Curatore: Emanuela Nobile Mino

Jenny Holzer

La Fondazione VOLUME! in collaborazione con lAmerican Academy in Rome e l’Associazione Tevereterno presenta For the Academy dell’artista Jenny Holzer a Piazza Tevere. Per quattro giorni, la città di Roma, lungo la banchina destra di Piazza Tevere, viene illuminata dalle proiezioni sincronizzate di testi di poeti internazionali, in inglese e in italiano.

Negli ultimi anni, la proiezione di testi di luce si è rivelata essenziale nella pratica artistica multimediale di Jenny Holzer. Roma ospita i suoi lavori in cinque siti di grande importanza artistica e culturale quali: l’Accademia Americana, la Fontana dell’Acqua Paola, Piazza Tevere, il Teatro di Marcello e Castel Sant’Angelo.

For the Academy è sponsorizzato da FLOS con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Comune di Roma.

  • Mostra: For the Academy
  • Anno: 2007

Nicolai Carsten

Nicolai Carsten

Un’atmosfera asettica, quella che Carsten Nicolai ricrea negli spazi di VOLUME! con un’operazione che pur senza modificare l’architettura, riesce a incuriosire o addirittura a prendere alla sprovvista lo spettatore, accendondone la curiosità allo scattare di un click. L’opera è un vero e proprio esperimento: due tubi di plexiglass, sollevati dal suolo, occupano la lunghezza dello spazio espositivo, all’interno di questi si propaga ad intervalli regolari il gas butano contenuto nelle bombole ad essi collegate, responsabile della fiamma o meglio della palla di fuoco, che brucia in modo progressivo il gas allo scattare di una scintilla. Il visivile percorso delle due palle di fuoco che percorrono i tubi in sensi opposti, genera un suono, effetto dell’alta velocità di combustione, il cui ritardo rispetto alla visione, cambia in relazione alla temperatura. Sinstesi perfetta, quella operata dall’artista, espressione figurativa dell'idea, della trasparenza che sottende al sensibile, operazione metaforica più che scientifica, dunque artistica, capace di rendere il valore di un’esperienza emotiva attraverso un’esperienza tangibile. Opera che conferma il “sincretismo obliquo” di certe sperimentazioni sonore di Alva Noto, pseudonimo con cui l’artista si presenta all’interno della scena musicale elettronica contemporanea.

  • Mostra: 334 m/s
  • Anno: 2007
  • Curatore: Lorenzo Benedetti, Angelo Capasso e Emanuela Nobile Mino

Sacco Graciela

Sacco Graciela

L’intervento di Graziella Sacco anima VOLUME! di presenze in movimento, attraverso il gioco di proiezioni, ombre fotografiche e riflessi, accompagnate dalla riproduzione di suoni ambientali spaesanti, in cui, come in un dedalo, il fruitore si muove alla ricerca di un senso, di una direzione all’interno di un coinvolgente moto perpetuo; la dinamica del passaggio è il leit-motive del percorso, una prospettiva che il nostro sguardo percepisce e subisce, nella visione di ciò che i passi calpestano, descrivendo un’eterna migrazione a cui l’uomo, per sua stessa natura è destinato. Queste molte strade, queste tante storie, abitano lo spazio della galleria secondo altrettante innumerevoli prospettive, che emergono dagli svariati supporti utilizzati dall’artista. Nello stretto corridoio, la visione è ricavata all’interno di un’ipotetica finestra, il percorso procede attraverso ombre di orme, ottenute dall’illuminazione di pannelli serigrafati o di semplici superfici riflettenti, fino ad aprire uno spazio altro, attraverso una proiezione in un anfratto del soffitto. Per ultimo si accede ad un’area privata, in cui il percorso è ricostruito o riassunto dalla maquette di una scala a chiocciola trasparente, che prolungandosi nella sua ombra, diventa infinita; fuoriuscendo dal supporto, l’immagine acquista una connotazione reale ed un intento sociale, come espressione, spesso dolente, delle trasformazioni del nostro tempo, aspetto che ricorre in molti lavori dell’artista.

  • Mostra: M² espacio minimo vital
  • Anno: 2007
  • Curatore: Irma Arestizàbal