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Navarro Ivàn

Navarro Ivàn

L’artista Iván Navarro presenta negli spazi della Fondazione il progetto Nacht und Nebel. Il titolo della mostra è un riferimento esplicito al decreto emanato da Adolf Hitler il 7 dicembre 1941 con il quale si disponeva la condanna a morte e la sparizione “nella notte e nella nebbia” di chi avesse commesso atti contro il Reich o le forze di presidio. I prigionieri venivano quindi trasferiti in campi di lavoro, dove per distinguerli dagli altri detenuti, venivano cuciti sui loro abiti le lettere “NN”: acronimo di Nacht und Nebel. Il termine si ispirava all’opera l’oro del Reno di Richard Wagner dove Alberich, indossato l’elmo magico, si trasformava in colonna di fumo e spariva cantando “Nacht und Nebel, niemand gleich” , ovvero,“Notte e Nebbia, (non c’è) più nessuno…”.Per gli spazi di VOLUME! l’artista ha concepito sette pozzi in mattoni e cemento dalla forma circolare, quadrata o triangolare, contenenti ognuno una scritta al neon: ODIO, OCCHIO, ECCO, ECO, EX, BECCO ed ECCIDIO. Ciascuna delle scritte di luce ha una sua consistenza reale e allo stesso tempo illusoria. Solamente la metà superiore delle parole è infatti realizzata con il neon curvato, l’altra metà è riflessa in uno specchio. Navarro crea un ambiente dove, nell’ombra dello spazio espositivo, le scritte al neon custodite nei pozzi e ripetute lungo la lunghezza interna della costruzione, illuminano l’ambiente creando un suggestivo gioco di luci.

  • Mostra: Nacht und Nebel
  • Anno: 2012
  • Curatore: Antonio Arévalo

Neto Ernesto

Neto Ernesto

Per VOLUME! Neto ha concepito un’installazione elementare che divide l’altezza della galleria in due ambienti: a un 1/3 da terra del nylon nero crea una membrana orizzontale semitrasparente che, in relazione con il soffitto delle stanze a cui è ancorata tramite dei prolungamenti verticali e una seconda membrana, crea un vero e proprio spazio. Ambiente intimo, cunicolare, ma reso accessibile allo spettatore da delle aperture circolari e da alcune scale bianche che insieme a dei palchetti permettono di salire o letteralmente “sbirciare al suo interno”. A rendere ancora più dinamica l’immagine di questo spazio, già di per se elastico in virtù del materiale utilizzato, sono alcuni sassi di fiume che appoggiati sulla tela di nylon ne modificano la linea creando delle protuberanze.

  • Mostra: 1/3
  • Anno: 2008
  • Curatore: Angelo Capasso e Emanuela Nobile Mino

Nicolai Carsten

Nicolai Carsten

Un’atmosfera asettica, quella che Carsten Nicolai ricrea negli spazi di VOLUME! con un’operazione che pur senza modificare l’architettura, riesce a incuriosire o addirittura a prendere alla sprovvista lo spettatore, accendondone la curiosità allo scattare di un click. L’opera è un vero e proprio esperimento: due tubi di plexiglass, sollevati dal suolo, occupano la lunghezza dello spazio espositivo, all’interno di questi si propaga ad intervalli regolari il gas butano contenuto nelle bombole ad essi collegate, responsabile della fiamma o meglio della palla di fuoco, che brucia in modo progressivo il gas allo scattare di una scintilla. Il visivile percorso delle due palle di fuoco che percorrono i tubi in sensi opposti, genera un suono, effetto dell’alta velocità di combustione, il cui ritardo rispetto alla visione, cambia in relazione alla temperatura. Sinstesi perfetta, quella operata dall’artista, espressione figurativa dell'idea, della trasparenza che sottende al sensibile, operazione metaforica più che scientifica, dunque artistica, capace di rendere il valore di un’esperienza emotiva attraverso un’esperienza tangibile. Opera che conferma il “sincretismo obliquo” di certe sperimentazioni sonore di Alva Noto, pseudonimo con cui l’artista si presenta all’interno della scena musicale elettronica contemporanea.

  • Mostra: 334 m/s
  • Anno: 2007
  • Curatore: Lorenzo Benedetti, Angelo Capasso e Emanuela Nobile Mino

Nicolai Olaf

Nicolai Olaf

Il cinema è un modo di far parlare la realtà, un tipo specifico di semiosi capace di disgelare i codici che essa presuppone, esprimendo un equilibrio instabile tra realtà, memoria e immaginazione, nella volontà di mantenere un’opacità e stimolare un insieme di scelte possibili, all’interno di differenti modalità espressive. Il lavoro di Olaf Nicolai crea, combinando varie tecniche espressive, un corto circuito che, agendo in modo intestino, va a rivelare le contraddizioni, le ambiguità e le potenzialità che il sistema porta con sé  un’indagine problematica dunque, intorno al mondo globalizzato e globalizzante, che, non rispettando individualità e differenze, allarga l’intercapedine creatasi tra società e individuo. Nella realizzazione del progetto a VOLUME! Nicolai si ispira a uno dei film più discussi della storia del cinema, Un Chant d’Amour di Jean Genet; ricrea la scena clou del film, costruendo un muro di gesso che divide lo spazio in due aree e infilando nella parete una cannuccia, con cui i protagonisti del film, detenuti di un carcere, comunicavano, cercando una vicinanza fisica e psichica attraverso lo scambio del fumo della sigaretta. La relazione con il carcere di Regina Coeli, con cui la galleria confina è evidente, ne consegue il riferimento ad una vita che, “regolata da ordinanze”, mina la libertà individuale, come recita il frammento di Walter Benjamin, stampato sul poster che l’artista regala ai visitatori, così che nessuno possa sentirsi innocente.

  • Mostra: Un Chant D’Amour
  • Anno: 2003
  • Curatore: Lorenzo Benedetti