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Plensa Jaume
Il suono del sangue parla la stessa lingua
Ascolto, osservazione, immaginazione e riflessione, sono i concetti attorno a cui verte l’interpretazione che Jaume Plensa offre a Volume! proponendo ai visitatori un passaggio immersivo e suggestivo che simbolicamente ripercorre il suono dell’interiorità, l’intima pulsione del corpo di un suono preverbale, nella volontà di far emergere l’aspetto comune ad ogni individuo.
Un invito alla comunicazione come superamento delle differenze. Una nuvola rossa, simile ad una materia organica invade gli spazi della galleria, confondendo il visitatore, scandendone il passaggio attraverso la riproduzione di un suono informe, che si chiarifica al sopraggiungere di una chiave di lettura sussurrata, nel mettere a fuoco le lettere degli alfabeti del mondo che scorrono in dissolvenza sul muro. Il suono in questione è quello che l’artista ha registrato, in cinque punti del suo corpo, attraverso un eco-doppler; il macchinario, collocato poi in una stanza totalmente asettica permette ai visitatori di ascoltare il suono del proprio sangue e riceverne il grafico che trova posto sulle pareti della stanza stessa. La struttura architettonica accoglie il suono del sangue come trasformandosi in un corpo vivo, la scoperta che dentro l’uomo c’è un rumore, uguale per tutti è il pretesto per una riflessione intorno alla pluralità dell’esperienza comunicativa e percettiva che si unifica nell’esperienza pacificatrice dell’arte, capace di accogliere le differenze.