2002
Gallo Giuseppe
Ci sono concetti che nell’apparente leggibilità preservano il proprio alone di mistero dichiarando, implicitamente, l’impossibilità di arrivare al fondo delle cose, alla loro verità ultima. È questa una prerogativa dell’arte che continua ad esporsi quale verità velata, a concedersi agli occhi di tutti senza rivelarsi una volta per tutte. Su questa direzione Giuseppe Gallo ha impostato il suo intervento a Volume!, non a caso titolandolo Opinioni, in cui il suo parere sull’arte si fa materia pittorica e reimpostazione architettonica. Un’idea personale che si articola in una serie di tele, tutte di contenute dimensioni, collocate lungo le pareti ad un’altezza che le rende facilmente fruibili da lontano ma scomode da visionare a distanza ravvicinata. Leggibile/illeggibile è l’ambiguo binomio su cui è determinata l’esposizione, giocata su un ritmo articolato e sostenuto dall’architettura che, seppur non intaccata in maniera invasiva, è stata piegata alla necessità concettuale di Gallo. Luci ed archi reiterati che non fanno altro che emulare la successione ripetuta dei quadri incassati nei muri come se ne facessero parte da sempre. Il tutto si dà in un percorso in apparenza semplice, culminante nell’ultima sala con l’esposizione di un elemento delle sue pitture materializzato in un moderno ed improbabile idolo zoomorfo, che dietro la sua leggibilità nasconde l’impossibilità di districare le parole dell’artista, sapientemente celate dietro un codice criptato che solo il suo artefice può sciogliere. Architettura e pittura sono nuovamente unite nel vano tentativo di afferrare e dare consistenza ad idee sfuggenti anche alla consueta logica discorsiva, ancora una volta legate in un connubio da cui non potranno che derivare tanti altri Perché? senza risposta.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2002
- Curatore: Danilo Eccher
Morellet François
“Tell rome morellet” è il titolo del progetto che ha impegnato François Morellet negli spazi di VOLUME!. Annullando ogni possibilità di trasfigurare la complessità dell’architettura, l’artista vi installa discretamente i suoi lavori al neon offrendosi la possibilità di instaurare un rapporto di sottile effusione energetica tra l’elemento architettonico e artistico. I moduli luminosi/geometrici che Morellet dispone all’interno dello spazio, sono ricavati da rigorosi calcoli sul numero irrazionale (Pi greco), ottenendone un andamento programmato che, ad un certo punto, si fa incoerente, instabile ed imprevedibile. In questa variazione si instaura un rapporto tensivo all’interno dell’opera, che riguarda anche lo spazio divenendone il punto di fusione e comunicazione. La resistenza della scrittura luminosa al percorso tracciato da precisi disegni geometrici allude infatti, al tentativo di opporsi alla lineare impostazione di verticali ed orizzontali dell’architettura per attuare uno sconfinamento nello spazio e nel tempo. Nel lavoro di Morellet il punto di incontro tra architettura e opere non è da ricercare nella trasfigurazione dell’ambiente ma nel percorso visivo che all’osservatore si offre. “Serpertant en haute tension”, “pi greco Rococo bleu” e “pi greco Ferococo n°14” sono le tappe di un camminamento, veicoli luminosi di un viaggio che supera la dimensione architettonica del reale, per indicare in silenzio una spazialità non ancora rilevata.
- Mostra: Tell rome morellet
- Anno: 2002
- Curatore: Giacomo Zaza
Paladino Mimmo
Come sfondando la porta che serra un luogo abbandonato, dimenticato, Mimmo Paladino trasforma gli spazi di VOLUME! in uno spazio scenico in cui condurre il visitatore alla scoperta dei meandri di un luogo nascosto tra storia e vita interiore, popolato dai fantasmi che aleggiano sulle macerie del passato. Lungo tutta la pavimentazione sono disseminate un centinaio di sculture in bronzo, che riproducono le forme con cui un tempo i calzolai riparavano le scarpe, accanto ad esse dei passeri, che ne beccano i contorni, unico riferimento ad un esterno, unico rimando alla vita; ad illuminare lo spazio la sola luce delle finestre. Ad enfatizzare la suggestione dell’impianto scenografico, l’artista invita l’attore e regista Enzo Moscato che, durante il primo giorno d’esposizione, legge il testo “sull’ordine e disordine dell’ex macello pubblico”, di cui è egli stesso autore, scritto che racconta, attraverso la sovrapposizione di voci, la condizione di solitudine dei condannati a morte. Illustre esponente della Transavanguardia, Paladino parte dalla pittura, sperimentando poi le contaminazioni tra le diverse forme espressive, nel rappresentare il proprio mondo interiore primordiale e magico, convinto che la pittura sia anche spazio e materia; da qui nasce il suo genius loci, che si sviluppa nella capacità di filtrare la sensibilità e le suggestioni del luogo, suggerendo una visione diacronica della storia, fatta di continui rimandi simbolici tra passato e presente.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2002
- Curatore: Bruno Corà
Ratti Annie
Ci sono luoghi “ove il pensier si finge”, luoghi che perdono la loro staticità divenendo prospettive mentali, immagini che ci avvolgono, in parte rivelandosi, in parte nascondendosi, esplicitando quella dinamica, propria della percezione, che unisce determinato e indeterminato in un reciproco completamento, in un allargamento del senso. Invitando l’osservatore a vivere un’esperienza privata, Annie Ratti rilegge gli spazi di Volume! trasfigurando la galleria in un luogo dell’anima. Un lungo pontile di legno conduce lo spettatore all’ultima stanza, sulla cui parete di fondo è installata una grande light-box dalla quale emerge l’immagine di una vecchia scatola che galleggia leggera sul mare, mentre per terra s’intravede, su una coltre di sale, la scritta “I love you”. La luce che l’immagine retroilluminata irradia, riempie lo spazio di una luminosità acquorea, il silenzio e la serenità della visione sono un invito a godere di un’esperienza riflessiva, immaginativa, in cui, il fruitore arricchisce l’opera di infinite chiavi interpretative, tramite suggestioni, pensieri e ricordi. L’arte di Annie Ratti, fa della trasversalità la sua cifra stilistica, da sempre rivolta alle molteplici sperimentazioni del video, della fotografia, del testo letterario, nella creazione di oggetti e ambienti che si relazionano con il corpo, combinando etica ed estetica, riflettendo sugli aspetti percettivi e sulle complessità sociali.
- Mostra: I love you
- Anno: 2002
- Curatore: Lorand Hegyi