2001

Reis Pedro Cabrita

Reis Pedro Cabrita

D’après Piranesì, titolo dell’opera, è un diretto rimando a ciò che ha ispirato il lavoro che Pedro Cabrita Reis realizza a VOLUME!; la prospettiva che l’architetto veneziano prefigura nel Settecento, il “carcere d’invenzione”, si sviluppa, nell’opera di Cabrita Reis, tramite un metaforico richiamo a problematicità contemporanee, alle prigioni mentali in cui il nostro tempo ci costringe, in una dialettica fra ordine e disordine, scontro mai risolutivo tra regime notturno e chiarezza razionale. L’artista decostruisce simbolicamente, ciò che altrettanto simbolicamente sembra aver costruito. Cortine di mattoni rossi, tracciano un percorso ostile, difficoltoso, per sottolineare, attraverso la demolizione di parti di esso, la sua interna fragilità, la debolezza che sottende ad ogni volontà di sbarramento. I profili spezzati dei muri, la luce fredda dei neon, le macerie che occupano il terreno, stimolano una reazione, spaesando l’osservatore in un insieme di “possibili da interpretare”. Mirando allo sfaldamento, alla demolizione del concetto stesso di reclusione, il carcere di Cabrita Reis propone una risposta ardita, irriverente, stimolata da una sensazione d’instabilità, di disagio. Un atto di libertà, dunque, quello dell’artista portoghese, che costantemente si confronta, nelle sue operazioni artistiche con materiali semplici o di riciclo all’interno di una reinvenzione degli spazi, nella coraggiosa volontà di una ridefinizione funzionale di questi.

  • Mostra: D’Après Piranesi
  • Anno: 2001
  • Curatore: Teresa Macrì

Tirelli Marco

Tirelli Marco

Lo spazio si fa pittura, la pittura spazio. In questo gioco di parole è il dialogo che Marco Tirelli, con l’esposizione “Mar Rosso”, mette in scena negli spazi di VOLUME!. Oltre trenta dipinti di eguali dimensioni, ma ognuno con la propria identità, articolano l’ambiente offrendosi quale filo d’Arianna in un percorso che da concettuale si fa concreto. I soggetti delle sue pitture sono forme geometriche dalle tonalità varianti dall’ocra ai grigi, ritmati dall’“intromissione” del nero che ne cadenza la serie. Figure debitrici alla corrente astratta europea e alla tradizione metafisica italiana, sono qui un distillato della realtà che nello spazio si materializza nell’asciutta architettura. L’incontro, pertanto, tra l’ambiente e l’estetica di Tirelli si instaura sul calibrato compromesso tra forma e cromatismo. Il sottile e delicato equilibrio è raggiunto, infatti, nei quasi inesistenti interventi, consistenti perlopiù, in modeste modulazioni e sfumature che consentono una reciproca interazione ed integrazione. I dipinti, posti ad altezza del campo visivo e collocati come una concatenata serie lungo il perimetro interno, non sono semplici tele sovrapposte alla parete, ma elemento catalizzatore di un morbido incastro tra pittura ed architettura. Lo spazio non è più asettico contenitore ma coerente continuazione spaziale del concetto creativo dell’artista, luogo ideale in cui termini storicamente opposti si amalgamano naturalmente.
  • Mostra: Mar Rosso
  • Anno: 2001
  • Curatore: Mario Codognato