2000
Bizhan Bassiri
È un’aria sacrale, quella che si percepisce addentrandosi negli spazi che Bizhan Bassiri rielabora per VOLUME!, introducendoci all’interno di un’antica narrazione, all’interno di un luogo in cui è messa in scena l’idea di percorso, che si dipana attraverso i segni emblematici della sua opera: lo Scudo, le Erme, la Spada. Le pareti dello spazio, stavolta perfettamente intonacate ed imbiancate, contrastano con l’intenso blu della pavimentazione; un’enorme scudo, realizzato in ferro, grafite e pietra lavica occupa la parete di destra della stanza più grande, introducendoci ad una seconda area, in cui diciotto erme, realizzate con gli stessi materiali, attendono lo spettatore, come una sorta di esercito, che, occupando lo spazio fisico, stimola una partecipazione ed una necessaria interrogazione; tale riflessione, si discioglie nella contrastante visione dell’ultimo spazio, in cui una luce divorante rivela il segreto, rappresentato da una scintillante spada di bronzo, posta su un piedistallo al centro del corridoio ovoidale le cui pareti diventano gialle, come avendo assorbito totalmente la luce della scultura. La sperimentazione materica, che caratterizza l’intero percorso artistico di Bassiri, nell’utilizzo di alluminio, bonzo, elementi lavici, nasce dalla volontà di esprimere, tramite sculture, elaborazioni fotografiche e l’uso di differenti tecniche pittoriche, l’immagine che sottende al pensiero “magmatico”, di cui l’artista costituisce il manifesto.
- Mostra: Erme
- Anno: 2000
- Curatore: Bruno Corà
Canevari Paolo
Rivelando esternamente un modo d’agire inconsapevole, l’arte bella si mostra, esprimendosi con una libertà che solo ad essa si confà, leggendo dietro le molteplici potenzialità della forma, del colore, del materiale, partorendo, facendo emergere aspetti reconditi attraverso un processo infinito di rigenerazione del senso; questo è ciò che l’arte di Paolo Canevari esprime, lo fa attraverso l’utilizzo di un materiale industriale, la camera d’aria, questo ciò che è riassunto nell’intervento che realizza a Volume!. Il tema della nascita, della rigenerazione, è l’aspetto intorno a cui ruota l’azione performativa, similitudine della condizione dell’artista, così come di ogni processo creativo; Mama, il nome della performance che l’artista mette in atto nella stanza più grande dello spazio espositivo, osservabile esclusivamente da una fessura che rievoca un’apertura vulvare, realizzata tramite lo schiacciamento di una grande camera d’aria, gonfiata ed incastrata fra gli stipiti di una porta; ciò che si osserva al di là, è ciò che in qualche modo ci si aspetterebbe: un feto, rappresentato da un attore, nudo, che immobile guarda il vuoto della stanza, legato al muro da un cordone ombelicale di gomma nera. La galleria diventa luogo di gestazione, l’osservatore un voyeur che partecipa all’esperienza dell’artista, partecipando alla condizione che ogni uomo sente come propria, aprendosi alle infinite generazioni di senso che l’arte stimola.
- Mostra: Mama
- Anno: 2000
- Curatore: Mario Codognato
Esposito Bruna - Sarra Sergio - Van Buren Richard
L’esposizione di Bruna Esposito, Sergio Sarra e Richard Van Buren, si materializza in soluzioni apparentemente indipendenti, ma intimamente imbrigliate dal termine comune dello spazio. Ciascuno ne lascia emergere un lato su cui registrano la propria presenza e con cui instaurano una relazione. La loro temporanea convivenza ha restituito, infatti, tre diverse traduzioni del luogo in dimensione metaforica e macchina poetica insieme. Bruna Esposito è ricorsa a materiali estranei alla consueta comunicativa artistica. Uno strato di terra ha cosparso il pavimento del corridoio, sistemando su di esso un sampietrino divelto da una strada urbana, esibito come nuova immagine sacra. L’interazione di Sergio Sarra si è data graficamente, con segni tracciati su supporti dislocati sulle pareti e con l’intervento di una ginnasta che, con movenze armoniche, è divenuta leggera componente dell’invisibile volume, inscrivendovi delicate ed impercettibili traiettorie. Anche Van Buren ha visualizzato un personale colloquio spaziale con le sue forme in bilico tra naturale ed innaturale, inscrivendole nelle pareti. Le tre soluzioni visivamente diverse l’una dall’altra, si sono così legate tra loro, partendo dallo spazio che ancora una volta, depurato dalla sua fisicità, ha mostrato un’anima astratta in cui immaginazione dell’osservatore e del creatore incontrandosi evaporano in uno sguardo metafisico inafferrabile, in un solo significato.
- Anno: 2000
H.Nagasawa - Renzogallo
- Anno: 2000
- Curatore: Bruno Corà
Langlands & Bell
Architettura come luogo di indagine della realtà umana, in cui individuare intrecci tra emotività del vivere e drammaticità del quotidiano. In questa direzione la coppia di artisti britannici Langlands & Bell ha orientato, da sempre, la propria attività fino a proporre negli spazi di Volume! la realizzazione di una struttura architettonica affrancata dalla consueta connotazione organizzativa dell’ ambiente, per farsi luogo mentale individuale. Il progetto eseguito ha assunto, infatti, la forma di un muro che non articola lo spazio, ma che lo integra a sé nel rispetto della irregolare nudità dell‘ambiente. La struttura sinusoidale in legno, dal delicato impatto visivo di accento minimalista, percorre il locale raccordando gli elementi architettonici, porte e finestre, lasciando sgombra solo la via di accesso. Attenti all’identità dello spazio espositivo, gli artisti hanno così creato, tra l’ambiente e il proprio lavoro, un gioco di rapporti dialettici di comunicazione e di educata sovrapposizione allo stesso tempo. È un volume che si genera in un altro volume e che crea una nuova configurazione spaziale. L’osservatore per abbracciarne la totalità è obbligato a percorrere il nuovo perimetro inscritto, rapportandosi ad esso. Coerenti con il proprio percorso creativo, Langlands & Bell hanno azionato una nuova rete di relazione tra persone e architettura mutando, temporaneamente, il rapporto con i consueti sistemi codificati che ci circondano.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2000
- Curatore: Mario Codognato
Pizzi Cannella Piero
All’interno di VOLUME! anche la pittura si fa interprete di una rilettura di sé, di un ampliamento delle sue potenzialità espressive riversandosi nello spazio, per farsi anch’essa volume. Succede a Piero Pizzi Cannella, con il suo lavoro “Particolare per una camera d’artista”, in cui l’idioma pittorico di sempre si intreccia con l’ambiente circostante senza tradire gli elementi significanti e peculiari della propria tradizione. La consistenza materica di ascendenza astratto informale, la vischiosità del colore che ingabbia la figura, sono infatti costanti espressive che dalla bidimensionalità della tela sono proiettate nello spazio tridimensionale. Il luogo rimane pressocché invariato e l’intervento di Pizzi Cannella si integra al resto riguardando, però, esclusivamente la pavimentazione. Guizzanti lucertole, familiari icone stilistiche dell’artista, liberate dall’angusto spazio della tela invadono l’area. Non ancora del tutto indipendenti, esse rimangono avvinghiate alla materia, che non è più pastosità cromatica ma sempre cemento, distribuito in modo preciso a livello delle piccole immagini anch’esse tramutate in figure metalliche, adesso anche calpestabili. L’installazione è poi completata con l’inserimento di una tavola imbandita a cui siedono diverse persone. Eccezionale presenza umana generalmente evocata, all’interno delle opere, solo dalla sua assenza. Con il lavoro di Pizzi Cannella la dimensione visionaria si è fatta realtà.
- Mostra: Particolare per una camera d’artista
- Anno: 2000
- Curatore: Mario Codognato
Renzogallo - H.Nagasawa
Agli occhi di Renzogallo e Nagasawa VOLUME! è apparso come una struttura indefinita ma con una propria identità storica, che precede il suo presente ritmato dallo stratificarsi di esperienze artistiche. Il lavoro dei due artisti, pertanto, si origina dalla complessa ed invisibile memoria del luogo nel tentativo di registrarla consegnandola agli occhi quale realtà consistente. Lo spazio è così mutato non con l’intenzione di frantumarlo ma di bloccarne la precarietà amplificando la sua sacralità. Entrambi sono partiti da un comune modulo di uguali dimensioni, utilizzato orizzontalmente per Nagasawa, verticalmente per Renzogallo. Il percorso si apre con l’intervento di quest’ultimo nella grande sala, materializzato nel negativo di uno degli archi, consegnato all’osservatore quale memoria dello spazio incorniciata e protetta. L’installazione ha una naturale continuazione nel filtro metallico che riveste e percorre le pareti dello spazio, proteggendone le tracce del tempo trascritte dall’artista con lievi segni. Nagasawa è partito dallo stesso principio, ma concentrandosi sulla pavimentazione dell’ambiente, ricoprendolo interamente di lastre di ottone, punteggiandole con delle botole, sezioni di un esagono spezzato, che contengono qualcosa che non sarà mai rivelato. L’intervento di Nagasawa e Renzogallo ha la forma della necessità di contenere la memoria del luogo, di non intaccarla ma di riportarla al reale, di tutelarla versandovi ancora altra storia.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2000
- Curatore: Bruno Corà
Sarra Sergio - Esposito Bruna - Van Buren Richard
L’esposizione di Bruna Esposito, Sergio Sarra e Richard Van Buren, si materializza in soluzioni apparentemente indipendenti, ma intimamente imbrigliate dal termine comune dello spazio. Ciascuno ne lascia emergere un lato su cui registrano la propria presenza e con cui instaurano una relazione. La loro temporanea convivenza ha restituito, infatti, tre diverse traduzioni del luogo in dimensione metaforica e macchina poetica insieme. Bruna Esposito è ricorsa a materiali estranei alla consueta comunicativa artistica. Uno strato di terra ha cosparso il pavimento del corridoio, sistemando su di esso un sampietrino divelto da una strada urbana, esibito come nuova immagine sacra. L’interazione di Sergio Sarra si è data graficamente, con segni tracciati su supporti dislocati sulle pareti e con l’intervento di una ginnasta che, con movenze armoniche, è divenuta leggera componente dell’invisibile volume, inscrivendovi delicate ed impercettibili traiettorie. Anche Van Buren ha visualizzato un personale colloquio spaziale con le sue forme in bilico tra naturale ed innaturale, inscrivendole nelle pareti. Le tre soluzioni visivamente diverse l’una dall’altra, si sono così legate tra loro, partendo dallo spazio che ancora una volta, depurato dalla sua fisicità, ha mostrato un’anima astratta in cui immaginazione dell’osservatore e del creatore incontrandosi evaporano in uno sguardo metafisico inafferrabile, in un solo significato.
- Anno: 2000
Van Buren Richard - Sarra Sergio - Esposito Bruna
L’esposizione di Bruna Esposito, Sergio Sarra e Richard Van Buren, si materializza in soluzioni apparentemente indipendenti, ma intimamente imbrigliate dal termine comune dello spazio. Ciascuno ne lascia emergere un lato su cui registrano la propria presenza e con cui instaurano una relazione. La loro temporanea convivenza ha restituito, infatti, tre diverse traduzioni del luogo in dimensione metaforica e macchina poetica insieme. Bruna Esposito è ricorsa a materiali estranei alla consueta comunicativa artistica. Uno strato di terra ha cosparso il pavimento del corridoio, sistemando su di esso un sampietrino divelto da una strada urbana, esibito come nuova immagine sacra. L’interazione di Sergio Sarra si è data graficamente, con segni tracciati su supporti dislocati sulle pareti e con l’intervento di una ginnasta che, con movenze armoniche, è divenuta leggera componente dell’invisibile volume, inscrivendovi delicate ed impercettibili traiettorie. Anche Van Buren ha visualizzato un personale colloquio spaziale con le sue forme in bilico tra naturale ed innaturale, inscrivendole nelle pareti. Le tre soluzioni visivamente diverse l’una dall’altra, si sono così legate tra loro, partendo dallo spazio che ancora una volta, depurato dalla sua fisicità, ha mostrato un’anima astratta in cui immaginazione dell’osservatore e del creatore incontrandosi evaporano in uno sguardo metafisico inafferrabile, in un solo significato.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2000
- Curatore: Fondazione VOLUME!
Zorio Gilberto
Gilberto Zorio crea all’interno di VOLUME! uno spazio visionario e, senza intaccare la struttura, se ne appropria con la collocazione strategica di singolari congegni. Bizzarri macchinari di essenziale eleganza, a metà strada tra antico e futuro, invadono lo spazio producendo, con il loro carattere giocoso, un’intrinseca energia. Si tratta di una forza generata dal loro moto, dall’equilibrio dei vari elementi, ognuno indispensabile all’altro. Trasparenti alambicchi, colorati liquidi e ripetuti rumori, sono alcuni degli elementi che costituiscono futuribili sculture, generatrici di pensieri. La stella è l’elemento guida. Essa accoglie il visitatore ancora come sostanza fisica, si fa traccia trafitta nella parete per darsi, finalmente, in uno spazio assoluto, immerso nel candore della luce bianca come risultato di un articolato processo di purificazione, come metafora di un miraggio irraggiungibile ma pensabile.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2000
- Curatore: Ester Coen