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Scully Sean
9 maggio – 22 novembre 2015
In occasione della 56 ° Esposizione Internazionale d'Arte - la Biennale di Venezia, la Fondazione VOLUME! con il supporto di Timothy Taylor Gallery di Londra e di Kewenig Galerie di Berlino, presenta Land Sea, una mostra di Sean Scully a cura di Danilo Eccher, allestita nella prestigiosa sede di Palazzo Falier dal 9 maggio al 22 novembre 2015.
Inserita all’interno della programmazione degli eventi collaterali della Biennale, la mostra presenta una vasta selezione di lavori monumentali realizzati per l’occasione, che rappresentano la ricerca che Scully ha intrapreso negli ultimi anni, contribuendo in maniera significativa al dibattito sull’importanza dell’arte astratta nella contemporaneità. In mostra la serie Doric (2010/13); opere ad olio su alluminio dove lo studio degli aspetti architettonici e l'approfondimento del ruolo della pittura geometrica si confrontano con le possibilità molteplici della sperimentazione cromatica. Inoltre, un numero selezionato di dipinti della serie Landline (2014) con larghe fasce orizzontali di blu e grigi che paiono librarsi una sull'altra; esplorazioni del concetto di paesaggio e di storia in una continua ibridazione di astrazione ed esperienza.
Quelle di Scully, come scrive Danilo Eccher, sono “opere che suggeriscono una dimensione poetica ma non sfuggono all’esperienza della luce, alla sua rifrangenza, alla sua dilatazione cromatica, affondando nella tradizione del colorismo veneziano e insistendo nel rigore di un concettualismo attuale”.
Il progetto veneziano ha portato l’artista a relazionarsi con i suoi ricordi legati alla città lagunare, ai colori e ai movimenti dell’acqua, ai mattoni ma anche con le suggestioni del luminismo di Tintoretto, con il tonalismo di Bellini e la materialità cromatica di Tiziano. Il lavoro di Sean Scully è presente in numerose collezioni pubbliche come Metropolitan Museum of Art, Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; National Gallery of Art, Corcoran Gallery of Art; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; Museo d'Arte Moderna di Fort Worth, Fort Worth; Tate, London; Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen K20K21, Düsseldorf; Albertina, Vienna; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Instituto Valencia de Arte Moderno, Valencia. Sean Scully è stato eletto Accademico Reale nel 2013 è stato finalista per il Turner Prize due volte, nel 1989 e nel 1993. Una grande retrospettiva dedicata al suo lavoro è stata inaugurata presso il Museo Himalaya di Shanghai nel novembre 2014 e a Pechino nel febbraio 2015. Nato a Dublino nel 1945, vive e lavora tra New York, Barcellona e Monaco di Baviera.
La mostra sarà visitabile dal 9 maggio al 22 novembre 2015, dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18.
Si ringraziano:
Timothy Taylor Gallery, Londra
Ambiente e Arte
Per info: www.seanscullyvenice.com
- Mostra: Land Sea
- Anno: 2015
- Curatore: Danilo Eccher
Sacco Graciela
L’intervento di Graziella Sacco anima VOLUME! di presenze in movimento, attraverso il gioco di proiezioni, ombre fotografiche e riflessi, accompagnate dalla riproduzione di suoni ambientali spaesanti, in cui, come in un dedalo, il fruitore si muove alla ricerca di un senso, di una direzione all’interno di un coinvolgente moto perpetuo; la dinamica del passaggio è il leit-motive del percorso, una prospettiva che il nostro sguardo percepisce e subisce, nella visione di ciò che i passi calpestano, descrivendo un’eterna migrazione a cui l’uomo, per sua stessa natura è destinato. Queste molte strade, queste tante storie, abitano lo spazio della galleria secondo altrettante innumerevoli prospettive, che emergono dagli svariati supporti utilizzati dall’artista. Nello stretto corridoio, la visione è ricavata all’interno di un’ipotetica finestra, il percorso procede attraverso ombre di orme, ottenute dall’illuminazione di pannelli serigrafati o di semplici superfici riflettenti, fino ad aprire uno spazio altro, attraverso una proiezione in un anfratto del soffitto. Per ultimo si accede ad un’area privata, in cui il percorso è ricostruito o riassunto dalla maquette di una scala a chiocciola trasparente, che prolungandosi nella sua ombra, diventa infinita; fuoriuscendo dal supporto, l’immagine acquista una connotazione reale ed un intento sociale, come espressione, spesso dolente, delle trasformazioni del nostro tempo, aspetto che ricorre in molti lavori dell’artista.
- Mostra: M² espacio minimo vital
- Anno: 2007
- Curatore: Irma Arestizàbal
Sarra Sergio - Esposito Bruna - Van Buren Richard
L’esposizione di Bruna Esposito, Sergio Sarra e Richard Van Buren, si materializza in soluzioni apparentemente indipendenti, ma intimamente imbrigliate dal termine comune dello spazio. Ciascuno ne lascia emergere un lato su cui registrano la propria presenza e con cui instaurano una relazione. La loro temporanea convivenza ha restituito, infatti, tre diverse traduzioni del luogo in dimensione metaforica e macchina poetica insieme. Bruna Esposito è ricorsa a materiali estranei alla consueta comunicativa artistica. Uno strato di terra ha cosparso il pavimento del corridoio, sistemando su di esso un sampietrino divelto da una strada urbana, esibito come nuova immagine sacra. L’interazione di Sergio Sarra si è data graficamente, con segni tracciati su supporti dislocati sulle pareti e con l’intervento di una ginnasta che, con movenze armoniche, è divenuta leggera componente dell’invisibile volume, inscrivendovi delicate ed impercettibili traiettorie. Anche Van Buren ha visualizzato un personale colloquio spaziale con le sue forme in bilico tra naturale ed innaturale, inscrivendole nelle pareti. Le tre soluzioni visivamente diverse l’una dall’altra, si sono così legate tra loro, partendo dallo spazio che ancora una volta, depurato dalla sua fisicità, ha mostrato un’anima astratta in cui immaginazione dell’osservatore e del creatore incontrandosi evaporano in uno sguardo metafisico inafferrabile, in un solo significato.
- Anno: 2000
Savini Maurizio
Maurizio Savini abita lo spazio espositivo, tramite un intervento che si realizza come un’esperienza polisensoriale; il suo lavoro si esprime, nell’originale utilizzo di una materia piuttosto insolita, la gomma americana, nello specifico, l’odoroso mattoncino dal caratteristico colore rosa, con il quale fabbrica meticolosamente i suoi oggetti, le sue creature fantastiche. Presenze ancestrali accolgono il fruitore tramite tracce ed odori non ancora consumati, come provenienti da uno spazio intimo della nostra coscienza, immagini e sensazioni richiamate con forza alla memoria da un movimento non controllabile. Al centro della sala grande è posta una piscina tonda, di piccole dimensioni, riempita di liquido rosa, proseguendo, quadrati di pavimento ritagliano piccoli scenari fantastici: un comodino sul quale poggia un enorme ed improbabile soprammobile di forma poliedrica, un alto sgabello, vicino al quale una bambina ha abbandonato le sue scarpette ed appeso al chiodo il suo cappello, un piccolo missile, collocato a ridosso di un angolo della struttura. Al centro della galleria, incastrata fra i due pilastri, una casa, realizzata come un elemento modulare, contenitore inesplorato ed inesplorabile di chissà quali visioni immaginifiche; per finire, o forse per cominciare, Savini riempie lo stretto corridoio ovale, di liquido rosa, come un magma primordiale, in cui i suoi giocattoli si fondono e in cui le idee prendono forma.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 1999
- Curatore: Lorenzo Benedetti
Schneider Gregor
Un ambiguo viaggio nelle strettoie della vita per riflettere sulla sua temporalità, accidentalità ed inevitabile contiguità con la morte. Gregor Schneider artista tedesco noto per la sua abile ossessione nel costruire e ricostruire ambienti, crea appositamente per gli spazi della Fondazione VOLUME! un percorso caratterizzato da tortuosi passaggi che confondono e disorientano nell’incertezza della meta. Elementi scultorei introducono il visitatore lungo un labirintico sentiero, un cammino faticoso e disagiato, un labirinto mentale che sta tra il tema della vita e quello della morte: un elemento rettangolare di colore bianco con una copertura gialla (una branda come quelle usate nei campi di prigionia), posto orizzontalmente rispetto all’ingresso dello spazio espositivo, apre il percorso. Di fronte ad esso, al dì là di una grata, si apre il primo cunicolo il Weiβe tunnel di colore bianco, collega questo primo scarno ambiente alla seconda stanza. In essa, sul fondo, si impone visivamente il Cryo-Tank Phoenix 2 [2006]: prototipo di un contenitore per la conservazione di oggetti biologici, come cellule e organi, utilizzato nelle pratiche crioniche. Sul lato destro di questo prototipo, si apre a 20 cm da terra il Schwarzen Tunnel(Tunnel Nero): qui si può entrare strisciando e qui lo spettatore troverà in basso nel muro un sarcofago di vetro con un cadavere preparato per fini medici; esso illuminato debolmente, mostra il suo processo di decomposizione in atto.
Procedendo si arriva alla fine del cunicolo al Dead End : realizzazione estrema del quadrato nero. Da qui si può solo tornare indietro. Riuscendo dal cunicolo si vede a completamento dell’ambiente la Schwarze Fenster (Finestra Nera): in legno vetro e vernice, richiama nei colori e nelle forme il cunicolo appena percorso. Di fronte ad essa, infine, su un piedistallo vi è Bauch (Ventre): una piccola plastica in materiale bianco raffigurante la punta del ventre di una donna incinta.
- Mostra: Toter Raum, Rom 2010
- Anno: 2010
- Curatore: Danilo Eccher Con Claudia Gioia
Sierra Santiago
L’arte non cambia uno stato di fatto, non ha alcuna finalità politica se non quella di prospettare le cose così come sono, concentrandole in immagini che ne registrano, talvolta, gli aspetti più cinici. Non si tratta di una regola incontrovertibile, quanto dell’opinione dell’artista Santiago Sierra, che dell’arte ha fatto un acuto strumento di denuncia depurato da qualsiasi coinvolgimento romantico-rivoluzionario. L’irrazionale economia capitalista, la politica e quanto appartiene al nostro innaturale sistema sociale sono gli argomenti di cui s’interessa e che prospetta all’osservatore con una spietata naturalezza. Foto, azioni performative o video sono annotazioni dell’artista sulle anomalie della realtà a cui siamo distrattamente assuefatti e imbrigliati. Sulla stessa linea l’azione performativa “Gli Anarchici”, messa in scena la notte di Natale presso la Fondazione VOLUME!, il cui spazio questa volta ha fatto da cassa di risonanza alle riflessioni di Sierra attorno ad ambigue contraddizioni radicate nelle nostre convinzioni, religiose o politiche che siano. Otto anarchici, mascherati e pagati, sono stati invitati ad ascoltare la messa di mezzanotte, mettendo faccia a faccia la chiesa, restia ad aprirsi al presente e ad abbandonare i secolari vantaggi, e l’utopica fede politica, addirittura adesso mercificata. Sacro e profano a confronto dunque, non per decretarne il migliore ma per smascherarne la rispettiva attuale inconsistenza ed inadeguatezza.
- Mostra: Los Anarquistas
- Anno: 2006
- Curatore: Teresa Macrì
Sissi
Seconda tappa di un percorso di ricerca iniziato da Sissi con Anatomia Parallela I. L’artista sviluppa nel lavoro per la Fondazione, la sua personale analisi dell’anatomia umana. Le pareti di VOLUME! si fanno in questa occasione corpo abitato da organi reali, immaginari, sovrastati da parole, da frasi, disegnati in nero e rosso su fogli di grandi dimensioni. Tutte le pareti sono occupate dalle tavole realizzate dall’artista, disseminate come pagine di un libro di anatomia da sfogliare.
- Mostra: Volume Interno
- Anno: 2012
- Curatore: Claudia Gioia