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Cerio Stefano
Le stanze dell’ex vetreria di Trastevere ospitano Chinese Fun, un progetto che Stefano Cerio (Roma, 1962) ha realizzato in Cina nel 2013, scegliendo di raccontare il Paese attraverso luoghi di divertimento di massa colti nell’attimo in cui non c’è traccia della figura umana. Spazi defunzionalizzati, nati per accogliere migliaia di persone, appaiono svuotati di senso e ritratti nella loro essenza surreale. Attraverso l’uso del banco ottico, poi, Stefano Cerio si riappropria di una lentezza ormai perduta, lontana dall’idea usuale che si ha dei parchi di divertimenti, aggiungendo un ulteriore elemento straniante. Quello di Cerio è uno sguardo sulla modernità, trattata come natura morta, in cui le costruzioni fuori misura, coloratissime e rese ancora più imponenti dalla frontalità del punto di vista, diventano emblema del vuoto che caratterizza il presente. La mostra si arricchisce di un ulteriore elemento grazie alla presenza di un video che offre una nuova visuale sulla realtà quotidiana della metropoli contemporanea.
- Mostra: Chinese Fun
- Anno: 2015
Canevari Paolo
Rivelando esternamente un modo d’agire inconsapevole, l’arte bella si mostra, esprimendosi con una libertà che solo ad essa si confà, leggendo dietro le molteplici potenzialità della forma, del colore, del materiale, partorendo, facendo emergere aspetti reconditi attraverso un processo infinito di rigenerazione del senso; questo è ciò che l’arte di Paolo Canevari esprime, lo fa attraverso l’utilizzo di un materiale industriale, la camera d’aria, questo ciò che è riassunto nell’intervento che realizza a Volume!. Il tema della nascita, della rigenerazione, è l’aspetto intorno a cui ruota l’azione performativa, similitudine della condizione dell’artista, così come di ogni processo creativo; Mama, il nome della performance che l’artista mette in atto nella stanza più grande dello spazio espositivo, osservabile esclusivamente da una fessura che rievoca un’apertura vulvare, realizzata tramite lo schiacciamento di una grande camera d’aria, gonfiata ed incastrata fra gli stipiti di una porta; ciò che si osserva al di là, è ciò che in qualche modo ci si aspetterebbe: un feto, rappresentato da un attore, nudo, che immobile guarda il vuoto della stanza, legato al muro da un cordone ombelicale di gomma nera. La galleria diventa luogo di gestazione, l’osservatore un voyeur che partecipa all’esperienza dell’artista, partecipando alla condizione che ogni uomo sente come propria, aprendosi alle infinite generazioni di senso che l’arte stimola.
- Mostra: Mama
- Anno: 2000
- Curatore: Mario Codognato
Ceccobelli Bruno
Due spirali opposte come energie, che si toccano solo in alcuni punti, in un’atmosfera soffusa e fumosa, questo il percorso simbolico con cui Bruno Ceccobelli rappresenta la sua Longamarcia negli spazi di Volume!. Passaggio trasversale, dunque post-temporale che, come ogni cammino di comprensione procede per simboli, in cui l’artista-demiurgo accoglie il visitatore nella convinzione secondo cui l’opera d’arte rappresenta il momento della sublimazione, necessaria tensione dello spirito.
Una spirale che dall’interno va verso l’esterno, costituendo una passerella elevata da terra rappresenta il cammino della razionalità, dell’esserci, luogo di osservazione di presente e passato, geometria sincronia del presente; l’altra che dall’esterno procede verso l’interno, si costituisce attraverso una successione di orme umane, realizzate in semplice ceramica e ceramica raku, che, seguendo un cammino ascensionale, formano la spirale diacronica del passato, nata dalle macerie che la storia ha lasciato, rappresentando la ricerca di una elevazione verso una verità universale. L’acqua è l’elemento da cui il secondo percorso nasce e si alimenta, attraverso delle gocce che cadono dall’alto su ogni orma, andando ad evaporare su di esse, attraverso il calore con cui delle piccole candele poste sotto le ceramiche ne riscaldano la superficie illuminando il passaggio. Come nella filosofia greca, il momento conoscitivo coincide con il momento di massima elevazione spirituale: l’arte.
- Mostra: Longamarcia post-temporale
- Anno: 2007
- Curatore: Angelo Capasso
Chafes Rui
Quando l’ambiente accoglie la scultura, divenendo parte integrante di essa, l’intimità fra questa relazione arricchisce infinitamente gli stimoli sensoriali, creando nuove relazioni, questa la poeticità delle sculture di Rui Chafes, questo ciò che magnificentemente esprime negli spazi di Volume! un’opera totale, un’esperienza immersiva. Lo spazio espositivo si trasforma in un lungo corridoio di ferro a forma di staffa, stretto ed alto poco più di una persona, chiuso ai margini da due lamiere traforate, attraverso cui esplode la luce, come a voler impressionare una superficie fotosensibile; unici testimoni del solitario passaggio, 366 fori allineati ad altezza di sguardo, da cui filtra la luce. Un passaggio silenzioso che diventa suono, in cui il rumore dei passi diventa tempo individuale accompagnato dal periodico bagliore che passa dai buchi, il sibilo del vento che immaginificamente li attraversa, i rumori di quel che c’è oltre! Un dualismo continuo, un attraversamento del senso, un dentro che allude ad un fuori, una luce che diventa suono, un tempo che diventa spazio. Un passaggio capace di stimolare una moltitudine di sensazioni contrastanti, dove l’ansia, generata dal senso d’oppressione, dalla sensazione d’esser costantemente osservati di là dai buchi, come nel panopticon di Benthan, si trasforma al sopraggiunge della domanda: onde estou? non c’è un luogo, non una verità, ecco che l’oppressione diventa leggerezza, libertà, immaginazione, arte.
- Mostra: Onde estou ?
- Anno: 2007
- Curatore: Simona Cresci
Chiricozzi Elvio
Il lavoro realizzato da Chiricozzi per VOLUME! si inserisce all’interno della rassegna Doppio Passo, incontri di arte e letteratura organizzata dalla Casa delle Letterature. Alle immagini realizzate dall’artista vengono associate per l’occasione le parole e i versi di Marco Lodoli e di Mariangela Gualtieri. Nel lavoro di Chiricozzi sono presenti il tema del volo (l’onnipotenza umana), dell’uccello (l’istinto), del distacco dalla terra (la dimensione onirica) e della loro fusione (l’adolescenza panica). Le pareti della Fondazione vengono così ricoperte da stormi di uccelli neri, non dipinti, ma ritagliati nella carta e sovrapposti gli uni agli altri in una sorta di bassorilievo, raggiungendo quello che Paolo Aita definisce quale “una forma di inedita tattilità rappresentativa”. Sorta di mosaico in cui le tessere sono gli uccelli, gli stormi ci conducono infine all’immagine di un ragazzo seduto su un invisibile supporto collocato in un altrettanto intangibile paesaggio.
- Mostra: Ciò che non muta,, in dialogo con Marco Lodoli e Mariangela Gualtieri
- Anno: 2010
- Curatore: Fondazione VOLUME! e Casa delle Letterature
Cucchi Enzo
Per il suo intervento Enzo Cucchi lavora sulla soglia della Fondazione VOLUME! facendo uscire l’arte dallo spazio espositivo. L’installazione prevede infatti una monumentale porta in bronzo, con cui i confini fisici dello spazio di VOLUME! vengono superati aprendo l’ambiente all’esterno, alla realtà circostante. Il titolo dell’intervento: le donne sono entrate nell’arte, andiamo dall’altra parte, racchiude in sé il senso dell’intera operazione: la volontà di creare una sorta di passaggio cerniera capace di stabilire un legame tra lo spazio di VOLUME! e gli antistanti edifici, primo fra tutti quello della Casa Internazionale delle Donne. È nella sua mobilità fisica e concettuale che la porta di Enzo Cucchi trova la propria ragion d’essere: rimanendo chiusa essa serra l’ingresso dello spazio della Fondazione, offrendo allo sguardo la sua levigata superficie e la propria geometria regolare; aprendosi sulla strada, invece, mostra una fluttuante geografia di idoli, sculture in bronzo raffiguranti immagini irreali a cui fa da sfondo, in rilievo, la sagoma di una casa vista in prospettiva. La grande porta diventa così una quinta scenografica che recuperando un contatto con lo spazio pubblico, lo integra a sé annullandone i limiti e lasciando diventare parte integrante dell’opera, una parte della macchina.
- Mostra: Le donne sono entrate nell’arte, andiamo dall’altra parte
- Anno: 2008
- Curatore: Angelo Capasso e Emanuela Nobile Mino